A partire dal 1° gennaio 2025, la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) entra ufficialmente nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), segnando una svolta importante per tutte le coppie italiane che necessitano di trattamenti per l’infertilità. Questa decisione permette finalmente di accedere a procedure di fecondazione assistita con costi contenuti, grazie al ticket sanitario, riducendo il peso economico che fino ad ora ha gravato sulle famiglie.
Un traguardo atteso da tempo
L’inserimento della PMA nei LEA non è avvenuto senza difficoltà. Dopo anni di dibattiti e rinvii burocratici, il provvedimento, inizialmente previsto per il 2024, ha subito diversi slittamenti prima di essere finalmente approvato. La sua attuazione rappresenta un passo avanti non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sociale, in un periodo in cui il calo della natalità è un problema sempre più evidente, e i casi di infertilità sono in aumento.
Costi ridotti per i trattamenti
Fino ad oggi, le coppie che desideravano accedere ai trattamenti di PMA dovevano affrontare costi elevati, con cicli che potevano superare i 5.000 euro. Con la nuova normativa, la fecondazione omologa e quella eterologa (legalizzata in Italia nel 2014) saranno coperte dal Servizio Sanitario Nazionale, con un ticket che varierà tra i 100 e i 300 euro, a seconda del tipo di trattamento. Le nuove regole fissano inoltre alcuni limiti:
- Le donne potranno accedere alla PMA fino ai 46 anni;
- Ogni coppia avrà diritto a un massimo di sei tentativi.
Sebbene la gratuità parziale rappresenti un passo avanti, resta il problema dei rimborsi per le strutture sanitarie convenzionate: gli operatori del settore giudicano insufficienti i 2.700 euro previsti per la fecondazione omologa e i 3.000 euro per quella eterologa.
La carenza di centri pubblici e il rischio di liste d’attesa lunghe
Nonostante l’accesso alla PMA sia ora garantito a livello nazionale, la carenza di centri pubblici dedicati rischia di creare lunghe liste d’attesa, rendendo difficile per molte coppie iniziare tempestivamente il percorso di fecondazione assistita. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, attualmente in Italia ci sono solo 66 strutture pubbliche e 17 convenzionate, contro ben 107 private. Questo significa che, almeno inizialmente, affidarsi a specialisti o centri privati rimane l’opzione più veloce per chi desidera intraprendere un trattamento senza dover attendere mesi.
A questo proposito, il Professor Giovanni Battista La Sala, uno dei maggiori esperti in infertilità di coppia e PMA, sottolinea l’importanza di una pianificazione attenta del percorso terapeutico, considerando non solo i costi ma anche i tempi di attesa del servizio offerto dalle diverse strutture. La speranza è che nei prossimi anni le Regioni riescano a potenziare i servizi pubblici, garantendo un accesso equo e tempestivo a tutte le coppie che ne hanno bisogno.
Un cambio di paradigma nella lotta all’infertilità
Con circa 80.000 coppie che ogni anno ricorrono alla PMA e oltre 16.000 bambini nati grazie a queste tecniche nel solo 2022, l’inclusione nei LEA rappresenta un passo significativo per la salute riproduttiva in Italia. Tuttavia, affinché questa riforma possa davvero fare la differenza, sarà fondamentale un adeguamento delle infrastrutture sanitarie e una gestione efficiente delle risorse, per evitare che l’ampliamento dell’accesso si traduca in un aumento insostenibile dei tempi di attesa.