L’asset manager e responsabile sviluppo immobiliare Domenico Amicuzi racconta il nuovo ruolo strategico dell’asset management nel bilanciare performance economica, sostenibilità e relazioni con gli stakeholder.
Il mercato immobiliare contemporaneo si trova al centro di una trasformazione profonda, sospinto da dinamiche economiche, sociali e ambientali che stanno ridefinendo le priorità e le modalità di gestione del patrimonio costruito. La transizione ecologica, le mutate esigenze abitative e lavorative emerse dopo la pandemia, e la crescente attenzione all’impatto sociale degli investimenti sono solo alcune delle sfide che asset manager e operatori del settore si trovano oggi ad affrontare.
In questo scenario in rapida evoluzione, emerge una nuova visione del real estate, non più ancorata esclusivamente alla rendita e alla valorizzazione economica nel breve termine, ma orientata a un approccio integrato e multidimensionale. È ciò che possiamo definire la “nuova frontiera del real estate”: un paradigma che coniuga redditività e responsabilità, ottimizzazione gestionale e impatto positivo sui territori e sulle comunità.
Protagonista di questa trasformazione è l’asset management, una funzione strategica sempre più centrale nel governo dei patrimoni immobiliari. Per approfondire questo cambio di prospettiva abbiamo incontrato Domenico Amicuzi asset manager e responsabile dello sviluppo immobiliare con una visione evoluta del settore, capace di coniugare competenze tecniche, finanziarie e relazionali.
L’evoluzione dell’asset management: da funzione amministrativa a leva strategica
Nel settore immobiliare, il termine asset management indica la gestione strategica di un portafoglio di beni immobiliari con l’obiettivo di ottimizzarne le performance economiche, prolungarne la vita utile, incrementarne il valore e, sempre più spesso, generare un impatto positivo sul piano sociale e ambientale.
Tradizionalmente, l’asset manager era visto come una figura tecnica, responsabile principalmente dell’efficienza operativa e della redditività degli asset. Oggi, invece, il ruolo si è evoluto in chiave più ampia e trasversale: non si tratta più solo di gestire immobili, ma di governare processi complessi che coinvolgono investitori, amministrazioni pubbliche, comunità locali, fornitori e tenant.
La nuova figura dell’asset manager deve saper leggere il mercato, anticiparne le evoluzioni, costruire piani di valorizzazione coerenti con gli obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance) e saper mediare tra le esigenze di profitto e quelle della sostenibilità.
Un elemento centrale di questa evoluzione è il concetto di valore sociale: rigenerare un’area urbana degradata, creare spazi inclusivi e accessibili, favorire la mobilità sostenibile o migliorare la vivibilità di un quartiere sono tutte azioni che aumentano non solo il valore percepito dell’asset, ma anche il suo valore economico nel medio-lungo periodo.
Signor Amicuzi, come descriverebbe oggi il ruolo dell’asset manager in un contesto immobiliare così complesso?
Negli ultimi anni l’asset manager ha assunto un ruolo decisamente più strategico. Non si tratta più solo di ottimizzare i costi o massimizzare i rendimenti, ma di guidare lo sviluppo e la trasformazione degli immobili in funzione delle evoluzioni sociali, ambientali ed economiche. La gestione immobiliare moderna richiede una visione sistemica: ogni scelta operativa ha implicazioni che vanno ben oltre i conti economici. L’asset manager diventa così un facilitatore, un interprete del cambiamento e un garante dell’equilibrio tra interessi diversi.
Qual è, secondo lei, il vero significato di “valore” oggi nella gestione di un asset?
Il valore non può più essere misurato solo in termini di redditività finanziaria. Il valore è anche capacità di generare benessere diffuso, di migliorare la qualità urbana, di rispondere a bisogni reali delle persone e delle comunità. Un immobile che si integra nel contesto urbano, che rispetta l’ambiente e che favorisce l’inclusione ha un valore più alto, anche in termini di attrattività per gli investitori istituzionali più attenti ai criteri ESG. Oggi, il vero vantaggio competitivo è saper coniugare valore economico e valore sociale.
Qual è il ruolo delle relazioni con gli stakeholder nella gestione immobiliare?
È fondamentale. Nessun intervento immobiliare può avere successo se non si costruisce un dialogo costruttivo con gli stakeholder: investitori, enti locali, cittadini e tenant. L’asset manager deve saper ascoltare, mediare, pianificare e comunicare, gestendo le aspettative e costruendo fiducia. In questo senso, la gestione immobiliare si avvicina sempre più a una forma di project management partecipato.
Quali sono oggi le principali sfide che un asset manager deve affrontare?
La prima è senz’altro la complessità normativa e la lentezza dei processi autorizzativi, soprattutto in Italia. La seconda è la necessità di gestire asset obsoleti, nati per un mondo che oggi non esiste più. E poi c’è la sfida della transizione digitale ed ecologica, che impone nuove competenze e nuovi investimenti. Tuttavia, in ogni sfida c’è anche un’opportunità: quella di ripensare il nostro patrimonio immobiliare in modo più efficiente, responsabile e resiliente.
In che modo si costruisce oggi un piano di sviluppo efficace per un patrimonio immobiliare?
Serve innanzitutto una solida base di analisi, sia dal punto di vista tecnico che finanziario. Ma soprattutto serve visione: bisogna saper interpretare i segnali del mercato, individuare le tendenze emergenti, capire i bisogni dei territori. L’approccio che adotto è orientato al lungo termine, con l’obiettivo di valorizzare l’asset in modo sostenibile. E questo non significa solo ristrutturare un edificio, ma anche lavorare sul suo posizionamento, sulla sua accessibilità, sulla qualità dell’esperienza degli utenti.
Analisi e prospettive: verso un real estate intelligente e inclusivo
L’intervista con Domenico Amicuzi restituisce con chiarezza la portata del cambiamento in atto nella gestione immobiliare contemporanea. L’asset manager non è più solo un tecnico della redditività, tantomeno un architetto della trasformazione urbana, bensì un professionista capace di orientare le scelte strategiche verso obiettivi complessi e integrati.
Le prospettive future confermano questa direzione. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’IoT (Internet of Things) stanno rivoluzionando il monitoraggio e l’efficienza degli edifici. Il concetto di smart building si affianca a quello di edificio sostenibile, mentre la finanza green spinge verso investimenti immobiliari a basso impatto ambientale.
L’economia circolare entra nei processi edilizi, mentre la digitalizzazione delle pratiche e dei dati gestionali migliora l’efficienza e la trasparenza. In questo scenario, chi saprà integrare performance economica e valore sociale sarà in grado non solo di rispondere alle sfide del presente, ma di costruire un vantaggio competitivo durevole nel tempo.
La nuova frontiera del real estate richiede una gestione patrimoniale evoluta, in cui la performance economica e il valore sociale non sono più antagonisti, ma alleati. In questa prospettiva, l’asset manager assume un ruolo chiave, diventando il regista di strategie che trasformano il patrimonio immobiliare in leva di sviluppo, coesione e innovazione.
Come ci ha raccontato Domenico Amicuzi, la gestione immobiliare del futuro sarà sempre più interdisciplinare, sostenibile e orientata al lungo termine. Una sfida ambiziosa, ma necessaria, se vogliamo che il real estate continui ad essere non solo motore economico, ma anche fattore di benessere per le generazioni presenti e future.