C’è chi le bottiglie le stappa e chi le dipinge. A Querciamatta succedono entrambe le cose. Il risultato è una festa che unisce vino, colori e generosità. Si chiama Wine Painting, è arrivato alla sua quinta edizione e ha trasformato una tenuta toscana in un laboratorio a cielo aperto dove l’arte incontra la solidarietà. La formula è semplice e geniale: ogni anno un gruppo di artisti viene invitato a Monsummano Terme e chiamato a intervenire su etichette bianche. Obiettivo? Rendere le bottiglie delle vere e proprie opere d’arte. Non più semplici contenitori di vino, ma tele vive, uniche e irripetibili. Il pubblico assiste, sorride, si incuriosisce. C’è chi fotografa le mani che scivolano veloci sulla carta, chi prende un bicchiere di rosso e osserva in silenzio, chi commenta a voce alta come fosse a una partita di calcio. Perché l’arte qui non è sacra né distante: è partecipazione, gioco, condivisione. Alla fine, tutte le bottiglie vengono messe all’asta: le tre etichette vincitrici – selezionate da una giuria di esperti e professionisti del mondo dell’arte, della pubblica amministrazione e del commercio – entrano nella collezione #QMArt, le altre si lasciano contendere a colpi di rilanci. E il ricavato va a sostegno di Dynamo Camp Onlus, che offre esperienze di terapia ricreativa a bambini malati e alle loro famiglie. Alla fine della serata resta il sorriso degli artisti, le etichette colorate, i calici alzati e soprattutto la sensazione che qualcosa di buono sia stato fatto insieme.
Un modo nuovo di vivere il vino, fuori dai grattacapi economici e politici
Wine Painting non è solo un evento: è un modo di vivere la campagna toscana, di unire gusto, bellezza e responsabilità. Querciamatta ha dimostrato che un’azienda agricola rappresenta molto più di vigne e ulivi: può essere un luogo di incontro, di sperimentazione, di emozione condivisa. E forse è proprio questa la lezione che resta: l’olio nutre, il vino rallegra, l’arte ispira, ma è la solidarietà a dare senso a tutto. Cin cin, dunque, alla creatività di Querciamatta: che non si accontenta di produrre, ma vuole sorprendere, far parlare di sé, far riflettere. E mentre scriviamo dei dazi sul vino imposti da Oltreoceano, in alto un calice per chi tornerà alla prossima edizione, pronto a dipingere, bere e donare. Perché qui, tra ulivi e bottiglie, si scopre che il gusto migliore è quello dell’altruismo.
I vincitori delle scorse edizioni
L’esperienza del Wine Painting Querciamatta segna molto anche gli artisti che vi partecipano. Michele Leombruni, umbro e appassionato di fumetti, ha parlato dell’incoronazione per la terza edizione del concorso – in questa intervista alla redazione di Exibart – come di una “grande iniezione di fiducia”, visto il livello elevatissimo dei partecipanti. Questo senza contare il premio portato a casa: una selezione dei prodotti Querciamatta (vino, olio, cibo), che ha definito “un riconoscimento inaspettato e prezioso, soprattutto per il valore umano dietro l’azienda”. Per l’opera vincente, intitolata “Picchia il sole”, Leombruni si è ispirato tanto al tono giovane e concreto del brand Querciamatta, quanto alla tradizione contadina della sua famiglia. L’immagine ha ritratto una fraternità di animali—festosa e colorata—che brindano con mani segnate dalla fatica, simboleggiando il valore del lavoro e della comunità, in un’ambientazione vibrante e allegra.
Un’azienda che nasce dalla follia e dalla bellezza
Per capire il Wine Painting bisogna conoscere lo spirito dell’azienda (e visitare la pagina del sito web Querciamatta dedicata al Wine Paiting), una tenuta rimasta abbandonata per più di vent’anni e oggi rinata grazie a un progetto che mescola agricoltura biologica, arte e visione. Il nome stesso, “matta”, racconta la scelta di non seguire binari convenzionali ma di osare: accogliere l’imprevisto, inventare linguaggi nuovi, trasformare una collina dimenticata in un luogo vivo, di scambio, di produzione d’élite. La filosofia è chiara: rispetto della terra, sperimentazione continua, capacità di stupire e ospitalità diffusa. Non è un’azienda agricola classica, ma un ecosistema creativo dove il vino e l’olio dialogano con la musica, il design, l’arte contemporanea. Ogni bottiglia non è soltanto un prodotto, ma un racconto da condividere.
I vini: tre “personaggi” in cerca di brindisi
L’anima più giocosa di Querciamatta si ritrova nei suoi vini, speciali come quelli di cui abbiamo parlato in questo articolo sui vignaioli indipendenti, piccoli, sostenibili e di qualità. Tre etichette, tre caratteri diversi, tre modi di interpretare la Toscana. Il Rosso “D” (100% Sangiovese) è il più classico e al tempo stesso il più ironico: un Sangiovese sincero, rubino brillante, che profuma di ciliegia, frutti rossi e spezie leggere. Fresco, intrigante, con un tocco di tabacco fresco e legno a dare struttura. La sua particolarità? L’etichetta bianca, tutta da personalizzare. Si può firmare, disegnare, dedicare: ogni bottiglia diventa una storia. Poi ecco il Rosé Querciamatta. È il vino del pensiero leggero, della libertà che fa sorridere. Agrumato, floreale, con note di arancio, pompelmo, pesca e fiori bianchi. Perfetto per un aperitivo al tramonto, con il mare in lontananza o con gli amici che ridono in cortile. Il tappo è in materiale sostenibile, perché la leggerezza non dimentica mai la responsabilità. Infine il Bianco Vaiassa (Trebbiano romanzato). È il vino della provocazione elegante: esuberante ma raffinato, un po’ diva, un po’ enigmatica. Profuma di miele, resina, fiori e frutta matura, in bocca gioca con freschezza e un tannino gentile. Nasce da una barrique rubata all’improvviso e da un colpo di genio: Vaiassa non si lascia etichettare, incanta e sfugge. Resta indimenticabile.










