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Altroconsumo: “Fino a 3.455 euro annui di risparmio per famiglie scegliendo bene i punti vendita”

Da Redazione Ultimenews24.it
6 Settembre 2023
In Attualità
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Altroconsumo: “Fino a 3.455 euro annui di risparmio per famiglie scegliendo bene i punti vendita”
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(Adnkronos) – Pubblicata l'annuale Indagine supermercati di Altroconsumo che "quest’anno più che mai arriva in soccorso del portafoglio degli italiani, aiutandoli a individuare le insegne risultate più convenienti". Lo fa sapere l'organizzazione in una nota. Utilizzando questi dati, "una coppia con 2 figli, che spende mediamente 8.548 euro l’anno può arrivare a risparmiare fino a 3.455 euro acquistando i prodotti in assoluto più economici in vendita nei discount". L’indagine misura il posizionamento di prezzo dei punti vendita e delle catene della Gdo sulla base di 4 possibili panieri di spesa (prodotti di marca, a marchio commerciale, più economici e misto), sintetizzando l’analisi di quasi 1.600.000 prezzi di tutti i prodotti presenti a scaffale in 125 categorie di prodotti alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona e alimenti per animali.  Che l’inflazione si sia fatta sentire in quest’ultimo anno lo si vede chiaramente confrontando i prezzi dei prodotti presenti in questa indagine con quelli dello scorso anno, da cui emerge che la tipologia di punto vendita che ha aumentato maggiormente i prezzi sono i discount, con circa il 15% di aumento medio, rispetto ad un incremento del 5,2% registrato lo scorso anno. Avendo i discount minor margine sui prodotti, faticano di più a contenere l’aumento derivante dall’inflazione rispetto a Iper e Super, che infatti si attestano intorno all’11/12% di aumento medio. Ciò detto i discount restano comunque l’insegna più conveniente delle rilevazioni di Altroconsumo. Altroconsumo ha redatto in totale 4 classifiche per le catene nazionali (presenti in almeno 5 regioni italiane). Per la spesa con prodotti di marca, le catene più convenienti, al momento delle rilevazioni, risultano essere a pari merito Esselunga Superstore e Famila Superstore, seguite da Ipercoop, Pam e Spazio Conad. Per la spesa con prodotti economici, in cima alla classifica, come di consueto, le catene di discount. Quest’anno la prima posizione in questa classifica è stata conquistata, per la prima volta, da In’s Mercato, mentre seguono a distanza di un punto Aldi, Dpiù, Eurospin e Prix Quality. Prima tra le catene di supermercati Esselunga Superstore, grazie anche al lancio sul mercato di un’etichetta di prodotti primo prezzo, che si attesta al 9° posto, seppure con un divario di prezzi del 12% rispetto a In’s Mercato. Per la classifica sulla spesa con prodotti a marchio commerciale (private label), dalla quale sono esclusi i discount, l’insegna che risulta avere i prezzi più convenienti, al momento delle rilevazioni, è Spazio Conad, seguito da Ipercoop. La quarta e ultima classifica dell’Indagine è quella relativa al paniere misto o paniere totale, che include tutti i prodotti a scaffale delle 125 categorie selezionate e tutte le tipologie di punto vendita. Questa classifica è suddivisa in due categorie, una per i discount e una per iper e super. Nella categoria discount per la prima volta troviamo sul podio In’s Mercato, seguito a breve distanza da Lidl ed Eurospin. Per quanto riguarda, invece, ipermercati e supermercati, la catena più economica al momento delle rilevazioni risulta essere, anche quest’anno, Famila Superstore, seguita da Conad.
 Ma quali sono le città in cui una famiglia potrebbe risparmiare di più? In base ai dati di quest’anno, Cremona è la città in cui le differenze di prezzo sono maggiori (25%), e dove di conseguenza le possibilità di risparmio sono più elevate, fino a quasi 2.000 euro l’anno, scegliendo il supermercato più economico. Segue poi Mantova con un risparmio superiore ai 1.600 euro annui. In altre quattro città italiane è possibile un risparmio superiore ai 1.300 euro: rispettivamente Bologna (1.392), Bergamo (1.378), Roma (1.327) e Reggio Emilia (1.309).  Le città in cui le differenze tra un punto vendita e l’altro sono meno elevate risultano invece Reggio Calabria, Messina, Cosenza e Caserta, con possibili risparmi annui inferiori ai 45 euro per Caserta, 90 euro per Cosenza e sotto i 160 euro nelle altre due città. La città con il primato del risparmio è Vicenza, dove si trova il supermercato con la possibilità di spesa minima più bassa, che in valori assoluti equivale a circa 5.833 euro: una differenza di quasi 1.000 euro annui rispetto alla spesa media di una famiglia italiana (6.780 euro all’anno). In generale le città più economiche, con spesa minima inferiore ai 6.000 euro sono tutte del Nordest. Sassari e Palermo risultano ultime in classifica. Parlando di punti vendita, l’insegna dove è possibile fare la spesa al costo più basso d’Italia, al momento delle rilevazioni, è l’IperRossetto di Torri di Quartesolo, non a caso in provincia di Vicenza, che anche lo scorso anno si era aggiudicato il punto vendita più economico dell’indagine. Quest’anno i supermercati e gli iper della catena Rossetto sono risultati molto convenienti e il primo punto vendita non Rossetto nella classifica generale è il Famila Superstore di Venezia. L’indagine ha messo in evidenza anche quest’anno importanti differenze di prezzo di alcuni articoli di marca fra un punto vendita e l’altro nella stessa città. Un’oscillazione di prezzo che può arrivare anche quasi al 200%, il che significa che uno stesso prodotto si può trovare in un punto vendita a un prezzo quasi triplo rispetto a un altro. Ad esempio, La Molisana penne rigate si trova a Milano presso il Carrefour market di viale Monza a 0,89 euro e presso l’Ipercoop di Via Quarenghi a 2,29 euro, con una variazione del 156%. La birra Moretti ricetta classica – 2 lattine da 33cl – a Bologna varia dagli 0,79 euro presso il supermercato Alì di Via Bergami ai 2,24 euro nella Coop di Via Casciarolo, con una forbice del 184%, praticamente il triplo. Sempre lo stesso prodotto è stato rilevato a Milano nei punti vendita Conad di Via Venini e Viale Padova a 0,89 euro, mentre al Tigros di Via Maffucci a 2,19 euro, la differenza tra un punto vendita e l’altro è di 1,30 euro, quasi il 150% in più. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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