Per le aziende farmaceutiche quotate in Borsa è un momento molto particolare, soprattutto per quelle che in questi mesi hanno lavorato per produrre i vaccini contro il Covid. Un tema di cui si continua a parlare molto, anche e soprattutto per i notevoli ritardi nelle consegne e per le notizie relative a decessi che potrebbero essere collegati alla loro somministrazione.
Nelle ultime ore queste notizie hanno indotto un nutrito numero di Paesi a sospendere le vaccinazioni che ne implicavano l’utilizzo, con riflessi di non poco conto anche sulla loro quotazione di mercato. Facciamo una panoramica veloce grazie ai dati presenti su https://www.e-conomy.it/.
I tanti dubbi su Astrazeneca
Il riferimento è soprattutto ad Astrazeneca, l’azienda al centro delle polemiche nel corso delle ultime settimane. Dopo essere stata accusata di non aver ottemperato agli obblighi assunti verso l’Unione Europea, ora a rendere più critica la situazione è anche quanto sta accadendo sul fronte delle vaccinazioni. Con una serie di decessi da parte di persone sottoposte al suo vaccino, che hanno spinto un gruppo sempre più vasto di Paesi a sospendere le operazioni.
Ne ha naturalmente risentito il titolo, il quale ha fatto registrare nell’ultima settimana un -2,52% che è andato a consolidare perdite le quali, nel corso dell’ultimo semestre, hanno raggiunto quasi il 20%.
Va meglio per Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson
Proprio le disgrazie di Astrazeneca, su cui i dubbi continuano a crescere anche in relazione alla capacità di adattarsi alle varianti, hanno indirettamente favorito le altre case farmaceutiche che hanno lavorato sul fronte vaccinale. Ovvero Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson, che hanno avuto un comportamento abbastanza prevedibile nel corso degli ultimi mesi.
Dopo la grande crescita fatta registrare nel corso della fase inaugurale dalla pandemia, conseguente alle aspettative create, i titoli stanno procedendo senza eccessivi strattoni. Come accade ad esempio per Pfizer, le cui azioni sono cresciute di un punto e mezzo percentuale nel corso dell’ultima settimana, ma calate di oltre il 5% nel semestre precedente, attestandosi di conseguenza ad un corposo 15,77% in più nel corso dell’ultimo anno.
Il caso Diasorin
Il Covid ha però favorito non soltanto le aziende legate alla produzione dei vaccini, ma anche quelle che si sono dedicate agli strumenti diagnostici, tra le quali un caso particolarmente eclatante è costituito da Diasorin, azienda piemontese diventata improvvisamente nota nei primi mesi dell’anno passato, quando la Lombardia si rivolse all’impresa per poter avere tamponi in grado di accertare la positività al virus.
Seguita presto da altri soggetti istituzionali, con conseguente crescita di Diasorin in termini di reputazione e, soprattutto, di quotazione, la azienda ha visto il titolo lievitare in quei mesi in maniera rilevante al punto che, nonostante il calo dell’11% fatto registrare nel corso dell’ultimo semestre, si trova ancora agevolmente in territorio positivo, +29,59%, se si opera un raffronto rispetto al prezzo di un anno fa.