Un momento poco felice come quello che vede il Covid governare la nostra vita quotidiana, ha come effetto quello di far guardare con grande nostalgia ad epoche del passato in cui la stessa scorreva in maniera più facile e, almeno all’apparenza, più felice.
Se gli anni ’60 rimangono una sorta di età dell’oro, anche il decennio precedente è oggetto di una notevole riscoperta. Con le icone di allora che tornano a fare capolino, a partire da Elvis Presley, la Vespa e Marylin Monroe, ovvero quelle che testimoniarono la voglia di tornare alla normalità dopo le atrocità del secondo conflitto mondiale. Una voglia che caratterizzò anche il modo di vestire. Vediamo allora come vestirsi anni 50.
Il vintage anni ‘50 calamita i consensi
Già negli anni ’70 i vestitini di Olivia Newton John e il giubbotto di pelle di John Travolta, interpreti di Grease, ebbero il grande merito di far tornare in auge un periodo che sembrava aver ceduto il passo alla modernità. Nel corso del quale, però, si erano affermate vere e proprie icone di stile come Marylin Monroe, Sophia Loren e Brigitte Bardot. Ovvero le cosiddette “maggiorate”, donne che non avevano alcun timore di mettere in mostra misure abbondanti e linee spericolate. Trovando nella moda del tempo la risposta alle proprie esigenze.
Gli stili degli anni ’50: lo stile da pin up
Seno prosperoso, corpo morbido a forma di clessidra e punto vita segnato: queste possono essere considerate le caratteristiche delle maggiorate. Per le quali gli stilisti idearono una serie di vestiti che furono indicati come stile da pin up. Modelli aderenti, cui era affidato il compito di rivelare, senza però scoprire del tutto. Tanto che, all’atto pratico, solo le gambe e le braccia restavano scoperte. Quello che non si vedeva, però, era facilmente intuibile, proprio perché veniva esaltato dalla notevole aderenza. Come avveniva per la gonna a tubino, esaltata in particolare da Christian Dior.
Il bon ton
L’altro stile che caratterizzò gli anni ’50 fu il bon ton. Nel quale, la donna doveva essere, gentile, raffinata e posata, mai volgare, ma anche in grado di far risaltare tutta la sua femminilità. La vera icona di questo trend fu Audrey Hepburn, la magnifica interprete di Vacanze romane, una delle pellicole simbolo di quella decade. Fu proprio lei ad esaltare il tubino nero, l’abito che secondo la leggenda fu riadattato nel corso degli anni ’20 da Coco Chanel, lasciando l’originaria funzione di vestito da funerale.
Anche in questo caso fu Christian Dior a proporne una versione riveduta e corretta di grande successo. Il suo tubino, infatti, aderente e dotato di gonna fino al ginocchio o quasi, di scollatura a V profonda e mezze maniche, divenne il cavallo di battaglia dell’attrice statunitense. Entrando di conseguenza nell’immaginario collettivo, dal quale viene recuperato oggi, in tempi di vintage.