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Covid, il matematico del Cnr: “Morti saliranno da 280 a 340 al giorno”

Da Redazione Ultimenews24.it
3 Marzo 2021
In Salute e Benessere
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Covid, il matematico del Cnr: “Morti saliranno da 280 a 340 al giorno”
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Tempo una decina di giorni o un paio di settimane e il numero delle vittime per il Covid salirà dai circa 280 decessi quotidiani a una media di 340 morti al giorno. E’ la previsione che Giovanni Sebastiani, matematico dell’istituto applicazioni calcolo del Cnr, il Centro nazionale delle ricerche, intervistato dalla AdnKronos, fa “in base ai calcoli effettuati sulle curve delle terapie intensive e dell’incidenza dei decessi, sempre che le condizioni epidemiologiche non cambino: fra 10-14 giorni, avremo un’incidenza media della mortalità uguale a circa 340 decessi al giorno a fronte dei 280 decessi in media calcolati ieri”. 

Spiega a questo proposito Sebastiani: “La curva dei decessi è la cosa più facile da prevedere, perché in qualche modo i numeri sono già ‘scritti’, essendo eventi finali di fatti che sono già accaduti; dalla mia analisi si può prevedere con un grado di affidabilità piuttosto alto che in questi giorni la curva media dei decessi a livello nazionale tornerà a salire, perché è quello che sta facendo ora la curva delle terapie intensive Ovviamente, la curva risalirà nella sua fase iniziale al minimo, in modo estremamente lento ma inesorabile”. 

Il matematico del Cnr fornisce altre cifre interessanti, a partire dalla tabella con il livello medio, depurato dalle fluttuazioni giornaliere, delle terapie intensive per milione di abitante, che ieri vedeva Abruzzo a 60, Basilicata 15, Bolzano 60, Calabria 10, Campania 25, Emilia-Romagna 55, Friuli-Venezia Giulia 50, Lazio 40, Liguria 30, Lombardia 50, Marche 50, Molise 60, Piemonte 40, Puglia 40, Sardegna 10, Sicilia 25, Toscana 50, Trento 80, Umbria 90, Valle d’Aosta 20, Veneto 25. 

Per quanto riguarda i rispettivi trend nelle ultime settimane, l’Abruzzo mostra un andamento approssimativamente lineare con un aumento a settimana del 25% delle terapie intensive, la Basilicata del 135%, Bolzano è in discesa, la Calabria oscilla rispetto a un valore costante, la Campania ha un andamento esponenziale con un tempo di raddoppio uguale a 7 giorni, ovvero l’aumento delle terapie intensive da oggi a 7 giorni raddoppia rispetto all’aumento registrato da 7 giorni fa ad oggi (esempio: se oggi siamo a 100 pazienti in terapia intensiva e sette giorni fa eravamo a 90, dunque con un aumento di dieci, fra sette giorni saremo a 120 con un aumento raddoppiato a venti e fra quattordici giorni a 160 con un aumento raddoppiato da venti a quaranta; ndr). 

In Emilia-Romagna il tempo di raddoppio è pari a 6 giorni, il Friuli-Venezia Giulia è ondeggiante su un trend in leggera discesa, il Lazio è in discesa come anche la Liguria, la Lombardia ha un aumento esponenziale con tempo di raddoppio di 5 giorni, le Marche sono costanti, il Molise in aumento esponenziale con 6 giorni di tempo di raddoppio delle terapie intensive, il Piemonte mostra un trend lineare con aumento a settimana del 25%, la Puglia è in stasi. 

La Sardegna e la Sicilia sono in discesa, la Toscana ha un trend lineare con aumento a settimana del 20%, Trento del 45%, l’Umbria da una settimana ha smesso di scendere e resta stabile ma su valori alti, la Valle d’Aosta ugualmente ma su valori bassi, il Veneto mostra un aumento esponenziale con un tempo di raddoppio di 5 giorni. 

Tornando al numero dei decessi, “adesso – osserva Sebastiani – siamo a un livello di poco inferiore ai trecento morti al giorno che, non dimentichiamolo, corrispondono alle vittime del terremoto dell’Aquila, ogni santo giorno… Siamo indubbiamente scesi, visto che attorno a Natale eravamo sui 500 morti al giorno; poi però c’è stata una frenata della discesa e siamo quasi piatti, per cui la curva dell’incidenza media dei decessi nazionali, ossia depurata dalle fluttuazioni giornaliere, tornerà a salire”. 

Infatti, spiega ancora l’esponente del Cnr, “c’è un modello matematico che lega la curva delle terapie intensive a quella dell’incidenza dei decessi: c’è una relazione matematica che in prima approssimazione si può schematizzare come lineare, una retta con un ‘ritardo’, compreso in genere fra una e due settimane. La differenza la potranno fare i ritmi della vaccinazione: a ‘effetto zero’, si possono prevedere i decessi in base alle terapie intensive. Anche le varianti del virus e la loro diffusione possono far variare le previsioni sul rapporto fra contagi, terapie intensive e decessi”. 

Tracciando la traiettoria dell’epidemia, “si vede che attorno al 10 febbraio eravamo ritornati allo stesso punto in cui ci trovavamo attorno al 20 ottobre: siamo stati miopi perché, se non avessimo aperto le scuole e avessimo messo in atto le stesse misure prese tra il Natale e l’Epifania, adesso ci troveremmo al 3% di positivi sui tamponi molecolari e avremmo ripreso il controllo dei tracciamenti, consentendoci di stare per un lungo periodo con misure restrittive meno rigide. Abbiamo deciso troppo tardi e le simulazioni lo dimostrano: il punto è convincere l’opinione pubblica del beneficio delle misure restrittive messe in atto tempestivamente”, osserva Sebastiani. 

“Agire selettivamente è giusto, ma bisognerebbe abolire la zona gialla, non è efficace: le regioni che se la sono vista assegnata a novembre, poi hanno avuto le terapie intensive in crescita o al massimo stabili a gennaio; il che è accaduto assai meno per le altre regioni assegnate alla zona arancione oppure rossa. E ancora: chiudere tutte le scuole, anche le elementari, nonché le università”. Ma si può ipotizzare un numero che ci dica che si sta uscendo definitivamente dall’emergenza? “Potremmo dire 70, come minimo: quando oltre il 70% degli italiani, diciamo tre su quattro, saranno stati vaccinati, è presumibile che si avrà un buon controllo sulla pandemia. Ma restano le incognite, legate soprattutto alla durata dell’immunità ancora ignota dei vaccini, alla loro efficacia rispetto alle varianti presenti o future e alla loro diffusività”. 

(di Enzo Bonaiuto)  

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