(Adnkronos) – "La chiamiamo 'stagione del risveglio', anche perché psicologicamente il ritorno della vita all'aria aperta stimola e favorisce il benessere". Ma la primavera è davvero così, tutta 'rose e fiori'? In realtà, insieme al sole e a una natura più colorata, la bella stagione che avanza può portare con sé anche acciacchi ricorrenti. A illustrare quali sono è Mauro Minelli, specialista in Allergologia e Immunologia clinica e docente di Fondamenti di dietetica e nutrizione all'Università Lum. "Al di là delle manifestazioni allergiche respiratorie o cutanee, che potremmo considerare come i disturbi primaverili per eccellenza – spiega all'Adnkronos Salute – gli altri acciacchi di stagione molto frequenti a riscontrarsi in queste settimane di passaggio, sono tipicamente rappresentati dal cambiamento dei ritmi ormonali a cui, gioco forza, il nostro organismo non può sottrarsi in conseguenza soprattutto dell'allungamento delle giornate, reso ancora più pesante dall'avvento dell'ora legale", che scatta nella notte fra sabato 29 marzo e domenica 30. Gli effetti più immediati di queste variazioni, continua l'esperto, "si ripercuotono sulla quantità e qualità del sonno con difficoltà ad addormentarsi e svegliarsi al mattino, insonnia o sonno frazionato. E quando si dorme male si è più stanchi durante la giornata, si carbura più lentamente, si sopporta meno l'attività lavorativa perché si è più distratti con conseguenti scarsi rendimenti. Ulteriore elemento di disturbo è legato agli sbalzi di temperatura, tipici delle bizze meteorologiche della stagione, che potranno portare a sintomi da raffreddamento e a vaghi disturbi e fastidi a carico di muscoli, tendini e articolazioni. E infine ci sono pure sintomi intestinali come bruciori di stomaco e reflusso verosimilmente correlati alle variazioni dietetiche che abitualmente si associano ai passaggi stagionali". In realtà, puntualizza Minelli, "per alcune di queste problematiche non ci sono motivazioni ufficiali ed univoche. Una spiegazione plausibile potrebbe stare in una sorta di 'carico adattativo' che, in risposta ad alcune sollecitazioni ambientali apparentemente minimali e però ineludibili e continuative, porta l'organismo ad un'attività fisiologica diversa da quella che fino a quel momento era stata sostenuta. Una volta che questa attività avrà raggiunto un nuovo livello di adattamento, l'organismo ritrova il suo equilibrio, assolutamente indispensabile per evitare che il sovraccarico diventi cronico e dunque patologico". E allora cosa fare per assecondare questi momenti? "Durante il cambiamento di stagione sarebbe consigliabile adottare alcune piccole procedure, accorgimenti alimentari e attenzioni nello stile di vita che mirino a supportare il nostro organismo 'in transito stagionale' e a preservare lo stato di benessere", spiega Minelli. Ecco quali: 1) Tra le buone prassi, la prima da tenere in considerazione è di "ripartire bene la composizione dei pasti e mangiare a sufficienza ma senza esagerare, per favorire e ottimizzare le funzioni immunitarie, endocrine e metaboliche, ma anche per sostenere il giusto trofismo dei nostri organi e tessuti". 2) Rispettare i ritmi cronobiologici e "valorizzare la quantità e la qualità del sonno ristoratore", elenca l'esperto. 3) Astenersi dai "luoghi comuni che vorrebbero la temporanea debacle stagionale connessa alla consueta giaculatoria delle 'basse difese immunitarie', rifugio incondizionato dei nostri malesseri senza paternità apparente, che subito si traduce in una ricerca irrefrenabile di miscele e magnifici elisir di lunga vita destinati, nelle intenzioni dei guaritori 'fai da te', a 'stimolare' un sistema immunitario in panne". Tutto questo proprio mentre il sistema immunitario, più attivo e vivace che mai, è all'opera per cercare di neutralizzare, soprattutto negli allergici, le minacce di un ambiente esterno che, con la primavera, risveglia pollini e starnuti. Per Minelli, "sarà il caso, pertanto, di evitare corse agli immunostimolanti di vario genere. In un momento dell'anno nel quale, in ragione del forte carico antigenico ambientale che la pollinazione di alberi e piante erbacee scarica in atmosfera, il nostro sistema immunitario di tutto potrebbe aver bisogno, meno che di essere ulteriormente 'stimolato' da sollecitazioni abnormi e irregolari che, rispetto alla logica, vanno in direzione diametralmente opposta", conclude Minelli. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)