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Delitto Garlasco, la storia dell’omicidio di Garlasco dall’inizio

Da Redazione Ultimenews24.it
14 Maggio 2025
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Delitto Garlasco, la storia dell’omicidio di Garlasco dall’inizio
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(Adnkronos) – Ancora un colpo di scena nelle indagini sull'omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Come anticipato stamattina dal Tg1, i carabinieri di Milano, su mandato della procura di Pavia, hanno svolto una perquisizione a casa di Andrea Sempio, di recente indagato per l'omicidio in concorso.  Le perquisizioni si sono svolte anche nella casa dei genitori del ragazzo e di due amici, mentre altri controlli si estendono a un canale che passa per le abitazioni a Tromello, un piccolo comune del Pavese a cinque chilometri da Garlasco, alla ricerca della possibile arma del delitto. Una nuova svolta a quasi 18 anni dall'omicidio di Chiara.  E' il 13 agosto del 2007 quando Chiara Poggi, 26 anni, viene uccisa nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia). "Credo che abbiano ucciso una persona… non ne sono sicuro, forse è viva… C'è tanto sangue dappertutto", le parole del fidanzato della vittima Alberto Stasi al 118, prima di dare l'allarme ai carabinieri. Le indagini puntano dritto sullo studente 24enne: a una settimana dall'omicidio il suo nome finisce nel registro degli indagati. Il 24 settembre scatta il fermo: contro di lui per il pm di Vigevano Rosa Muscio c'è un quadro indiziario "grave, preciso e concordante". Per la procura il Dna di Chiara sui pedali della bicicletta bordeaux di Alberto è la "pistola fumante" dell'inchiesta. Non convincono le sue scarpe 'immacolate' che attraversano il pavimento sporco di sangue della villetta al civico 8; non convince il suo alibi – il lavoro al computer per consegnare la tesi di laurea; non convince il racconto del volto ''pallido'' della fidanzata ricoperto invece di sangue quando i soccorritori trovano il corpo senza vita. Si indaga nella loro vita di coppia, non si tralasciano altre ipotesi, ma in via Pascoli mancano tracce di estranei e nella vita di Chiara non ci sono ombre. Per il gup Giulia Pravon gli elementi raccolti dall'accusa non bastano: dopo quattro giorni in carcere il 24enne torna a casa. Il 9 aprile 2009 nel tribunale di Vigevano, davanti al gup Stefano Vitelli, inizia il processo con rito abbreviato, che in questo caso non accorcia i tempi del processo: il giudice dispone una serie di perizie per sopperire ad "alcune significative incompletezze d'indagine": dall'analisi del computer alla 'camminata sperimentale' nessun oracolo arriva da provette o complicate analisi statistiche. Dopo 24 udienze, il 17 dicembre 2009, il verdetto: respinta la richiesta di condanna a 30 anni di carcere, Alberto viene assolto. L'8 novembre 2011 Alberto Stasi è di nuovo in aula per il processo di secondo grado celebrato a Milano. Diversi gli elementi sui quali accusa e parte civile chiedono accertamenti: i frammenti delle unghie di Chiara, un capello nella mano della vittima, l'acquisizione della bici nera in possesso della famiglia Stasi, compatibile con quella vista da una testimone fuori da casa Poggi la mattina del delitto. E ancora: estendere la perizia della camminata ai primi due gradini della scala che l'imputato calpesta prima di scoprire il corpo di Chiara. I giudici negano la riapertura del dibattimento e il 6 dicembre la Corte d'Assise d'Appello conferma l'assoluzione. Il 5 aprile 2013 il processo sull'omicidio di Chiara arriva in Cassazione. Secondo il sostituto procuratore generale l'ex fidanzato è il responsabile dell'omicidio della 26enne: "Ha simulato il ritrovamento del cadavere", mentre la difesa sostiene che dalla procura arrivano "accuse lombrosiane". Assoluzione annullata e processo da rifare la decisione presa dai giudici il 17 aprile. Occorre una rilettura "complessiva e unitaria degli elementi acquisiti" è la motivazione di una scelta che riporta indietro le lancette: Alberto deve tornare di fronte ai giudici d'appello. È il 9 aprile scorso quando Alberto torna in aula per l'appello 'bis'. I giudici della prima sezione della Corte d'Appello accolgono in gran parte le richieste dell'accusa: viene sequestrata una bici nera di Alberto, viene disposta una perizia per analizzare le unghie della vittima e il capello trovato nella mano di Chiara – nulla di rilevante emerge -, la 'camminata sperimentale' estesa ai due gradini svela che la percentuale di non sporcarsi le scarpe è quasi nulla per i periti della corte. Dopo 14 udienze, il 17 dicembre 2014 arriva il verdetto: Alberto Stasi è condannato a 16 anni di carcere. Il 12 dicembre 2015 la Cassazione conferma la condanna definitiva per Alberto Stasi. E' lo stesso imputato a presentarsi nel carcere di Bollate, alle porte di Milano, dove sta ancora scontando la sua pena. Da dietro le sbarre, Stasi continua a professarsi innocente. Dopo il tentativo di puntare il dito contro Andrea Sempio – amico del fratello di Chiara e risultato estraneo alla vicenda – la difesa di Stasi ricorre chiedendo al revoca della sentenza definitiva per "errore di fatto". Si lamenta una 'svista' dei giudici della Suprema Corte che nel processo d’appello 'bis' non hanno riascoltato 19 testimoni. Una 'dimenticanza' che avrebbe compromesso la decisione. Il 28 giugno 2017 la Suprema Corte respinge la richiesta della difesa e accoglie la richiesta di inammissibilità del ricorso straordinario avanzata da accusa e parte civile. Stasi, che si è sempre dichiarato innocente, resta in carcere.  Nel giugno 2020 la difesa di Alberto Stasi deposita una istanza di revisione della sentenza. Alcuni mesi dopo i giudici della corte d'appello di Brescia respingono la richiesta: le presunte nuove prove, presentate dal difensore l'avvocato Laura Panciroli, non vengono considerate tali dai giudici. Il 19 marzo 2021 la prima sezione penale della Corte di Cassazione rigetta il ricorso proposto da Stasi contro la decisione della Corte di appello di Brescia.  A gennaio 2023 Stasi viene ammesso dal collegio del Tribunale di Sorveglianza di Milano al "lavoro esterno" dopo un "reclamo" contro un primo rigetto.  A marzo scorso Andrea Sempio torna sotto i riflettori per il caso. L'uomo, all’epoca dei fatti diciannovenne e amico del fratello di Chiara, tra il 2016 e il 2017 era già stato al centro di ulteriori indagini sollecitate da parte dei legali di Stasi sul Dna ritrovato sotto le unghie della vittima. Le accuse furono poi archiviate dalla procura di Pavia. Ora riceve un avviso di garanzia per omicidio in concorso. E viene poi sottoposto al tampone salivare, da cui verrà estratto il suo dna. E' in programma per venerdì 16 maggio in Tribunale a Pavia l'udienza per il conferimento incarico della consulenza genetica che la giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli – dopo la revoca del perito Emiliano Giardina – ha affidato alla genetista Denise Albani e al perito dattiloscopico Domenico Marchigiani. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano concede la semilibertà ad Alberto Stasi. Si tratta di un altro passo verso la completa libertà: per il 41enne, che da tempo lavora fuori dal carcere, è sempre più vicino il fine pena (nel 2028 considerando gli 'sconti').  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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