Una caduta, un impatto improvviso o un movimento brusco. Il dolore al polso arriva all’improvviso e la domanda sorge spontanea: che cosa è successo all’articolazione? Quanto è grave? Si tratta di una distorsione o di una frattura?
La distorsione del polso è uno di quegli incidenti che può colpire chi pratica sport come chi svolge attività quotidiane. D’inverno, quando le strade bagnate o ghiacciate aumentano il rischio di cadute, i pronto soccorso registrano un vero e proprio picco di accessi.
Eppure è un infortunio spesso sottovalutato: molte persone evitano di farsi visitare e lo liquidano come una storta, continuando a usare la mano e peggiorando la situazione.
I segnali da riconoscere
Dopo una caduta o un trauma, il corpo lancia segnali precisi. Il dolore immediato, il gonfiore progressivo e la difficoltà nei movimenti, soprattutto nella flessione o nella rotazione del polso, sono sintomi da non ignorare.
In alcuni casi si aggiunge una lieve ecchimosi, ma non sempre: per questo motivo distorsione e frattura possono confondersi facilmente, anche per un occhio esperto.
Ci sono però differenze che possono orientare. Una frattura provoca un dolore più acuto e concentrato in un punto specifico dell’osso, mentre nella distorsione il dolore si diffonde tutto intorno all’articolazione. Un altro segnale chiaro è la deformità visibile del polso: se la forma dell’articolazione appare alterata, è molto probabile che ci sia una frattura.
I medici in ambulatorio spesso utilizzano la palpazione delle ossa del polso per capire dove si concentra il dolore. Ma l’unico modo per essere certi è una radiografia: senza di quella, non si può escludere una frattura nascosta. In altre parole, meglio un controllo in più che un danno trascurato.
Le prime ore dopo l’infortunio: cosa fare subito
Le prime ore dopo l’infortunio sono le più importanti: è in questo momento che si decide se la guarigione sarà rapida o lunga e complicata. La regola principale è fermarsi immediatamente. Continuare a usare il polso, anche per gesti quotidiani come scrivere o tenere il telefono, può peggiorare la lesione e infiammare ulteriormente i tessuti.
Va applicato ghiaccio per 15-20 minuti ogni due o tre ore, sempre interponendo un panno tra la pelle e la borsa del ghiaccio per evitare ustioni da freddo. Il freddo, infatti, riduce il gonfiore, allevia il dolore e limita l’infiammazione, ma solo se usato con costanza nelle prime 48 ore.
L’intervento tempestivo è fondamentale: evitare il calore nelle fasi iniziali, mantenere il polso leggermente sollevato e non stringere eccessivamente la fasciatura sono accorgimenti semplici ma fondamentali per favorire il recupero.
Gli errori che rallentano la guarigione
Nel tentativo di alleviare il dolore o “fare presto”, molti finiscono per peggiorare la situazione. Uno degli errori più frequenti è fasciare troppo stretto il polso lesionato: una compressione eccessiva ostacola la circolazione e può causare formicolii o intorpidimento delle dita. La fasciatura deve sostenere, non bloccare. Se le dita diventano fredde, pallide o violacee, è segno che il bendaggio va subito allentato.
Anche applicare calore nei primi giorni è un errore diffuso. Il calore, anziché rilassare la muscolatura, aumenta il flusso sanguigno e di conseguenza l’infiammazione. È utile solo dopo la fase acuta, quando gonfiore e dolore si sono ridotti, per favorire il rilassamento dei tessuti e il recupero della mobilità.
Un altro sbaglio comune è immobilizzare completamente il polso per troppo tempo, pensando che il riposo assoluto sia la soluzione migliore. Dopo le prime 48-72 ore, è invece importante iniziare con movimenti dolci e controllati, anche solo per pochi minuti al giorno, per mantenere attiva la circolazione e prevenire la rigidità articolare. In questa fase, il dolore deve essere la guida: se compare fastidio, ci si ferma, ma senza rinunciare a un minimo di attività.
Infine, un errore spesso sottovalutato è tornare troppo presto alle normali attività. Anche se il dolore sembra attenuato, i legamenti potrebbero non essere ancora completamente guariti. Forzare i tempi può portare a ricadute e infiammazioni croniche, difficili da risolvere.
Cosa fare (e non fare) per la distorsione al polso
Molte persone provano a curarsi da sole, con impacchi e antidolorifici da banco. Ma se il dolore non migliora entro tre o quattro giorni, è importante rivolgersi a uno specialista.
Formicolio, perdita di sensibilità, dita fredde o difficoltà ad afferrare oggetti anche leggeri sono campanelli d’allarme che possono indicare una lesione nervosa o vascolare. In questi casi serve una valutazione immediata.
Quando il dolore scompare, molti credono di essere guariti. In realtà, la riabilitazione è parte integrante del recupero. Gli esercizi di mobilità, il rinforzo dei muscoli dell’avambraccio e la rieducazione della propriocezione sono essenziali per evitare recidive.
Fisioterapisti e preparatori concordano: meglio dedicare qualche settimana in più alla rieducazione che rischiare un’infiammazione cronica.
Anche quando il trauma è superato, meglio qualche precauzione in più per evitare ricadute. Chi ha già sofferto di una distorsione sa quanto sia limitante. Rinforzare la muscolatura, migliorare la coordinazione e utilizzare polsiere durante sport o lavori manuali riduce notevolmente il rischio di nuovi episodi.
Anche nella vita quotidiana, piccoli accorgimenti, come scarpe con suole antiscivolo e ambienti ben illuminati, possono evitare cadute banali ma potenzialmente dannose.