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Francia, tra consultazioni e dimissioni: come funziona il Paese durante la crisi politica

Da Redazione Ultimenews24.it
7 Ottobre 2025
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Francia, tra consultazioni e dimissioni: come funziona il Paese durante la crisi politica
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(Adnkronos) – Consultazioni, nuovo governo, dimissioni, nuove consultazioni: la Francia vive giornate convulse sul piano politico, all'insegna dell'incertezza e della confusione. Come funziona il Paese, chi gestisce l'attività politica? La stampa francese fa il punto, ricostruendo gli ultimi sviluppi con l'aiuto delle cifre: a ventisette giorni dalla sua designazione a Matignon, 24 ore dall'annuncio della composizione del suo nuovo governo, Sébastien Lecornu ha rinunciato all'incarico che gli era stato affidato dal presidente francese per cercare di fare uscire il paese dalla situazione di incertezza istituzionale. Al termine di una giornata convulsa poi, il capo del governo dimissionario ha accolto l'invito di Emmanuel Macron a tentare nuove consultazioni fino a domani sera, preannunciando però la sua indisponibilità a guidare un nuovo governo, in caso di successo della trattativa dell'ultimo minuto.  E di minuti si parla – 836 per l'esattezza – anche per misurare la durata del mandato dei componenti il nuovo esecutivo, tra la nomina domenica sera e le dimissioni di Lecornu ieri mattina. Saranno comunque loro – anche se non c'è stato il tempo di fare il tradizionale passaggio di poteri con i predecessori – a dover garantire la continuità del funzionamento delle istituzioni governative, esattamente come coloro che li hanno preceduti – i ministri del governo Bayrou – stanno facendo dal 9 settembre. Con la sola eccezione di Bruno Le Maire, che ha chiesto di essere sollevato dagli affari correnti: l'interim del Ministero delle Forze Armate sarà quindi gestito direttamente da Sébastien Lecornu. Da un punto di vista giuridico, la situazione è identica a quella che ha fatto seguito alle dimissioni di François Bayrou, scrive Le Monde. I ministri dimissionari sono responsabili solo degli atti amministrativi politicamente neutri, conservano però la possibilità di prendere decisioni in caso di emergenza, ad esempio per rispondere a un attacco o a una crisi sanitaria. Va notato che un tale governo non può essere rovesciato dall'Assemblea Nazionale, poiché dimissionario.  Spetta poi al presidente scegliere il nuovo primo ministro. Non ci sono scadenze. In teoria, può scegliere chiunque, incluso Sébastien Lecornu. La logica imporrebbe, tuttavia, che cercasse una personalità in grado di raccogliere attorno a sé un certo consenso, al fine di evitare nuove dimissioni esplicite o un rapido rovesciamento con un voto di censura nell'Assemblea Nazionale. Sembra improbabile che Macron scelga un nuovo primo ministro del blocco centrale, dopo i fallimenti di François Bayrou e Sébastien Lecornu. Inoltre, le tensioni tra il presidente e la destra rendono incerta la scelta di un capo di governo tra le fila dei repubblicani (LR). Macron ha la possibilità di rivolgersi a sinistra o al Rassemblement National (RN) per cercare di formare un governo, anche se questi due blocchi sono in minoranza e dovrebbero negoziare alleanze o patti di non aggressione con le altre forze politiche per non essere rovesciati. Oggi il RN ha dichiarato di essere "pronto a tendere la mano a LR per un accordo governativo". Per superare le divisioni politiche, Emmanuel Macron potrebbe anche fare appello a una personalità apolitica, responsabile della formazione di un governo "tecnico" per gestire le emergenze in attesa di una soluzione più permanente. Altra ipotesi, se l'impasse persiste in un Parlamento diviso in tre grandi blocchi senza una chiara maggioranza, è quella di sciogliere l'Assemblea nazionale e, quindi, di richiamare i francesi alle urne. Legalmente, è del tutto possibile, poiché – ricorda il quotidiano francese – viene rispettato il periodo minimo previsto dalla Costituzione per ricorrere nuovamente a quest'"arma presidenziale", visto che le ultime elezioni legislative si sono svolte più di un anno fa, a giugno e luglio 2024. L'ostacolo è piuttosto politico, perché le speranze di Emmanuel Macron di ottenere la maggioranza dopo nuove elezioni sembrano scarse, mentre la prospettiva di una vittoria del RN è seria. Tra le strade percorribili, da un punto di vista teorico, figura anche quella delle dimissioni del Presidente o di una sua destituzione. Diversi politici chiedono a Macron di lasciare, per sbloccare la situazione convocando elezioni presidenziali anticipate, ma il capo dello stato ha più volte ripetuto che intendere concludere il suo mandato, nel 2027.  Quanto alla messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica, in Francia è disciplinata dall'articolo 68 della Costituzione, che prevede che questo possa accadere solo in caso di "violazione delle sue funzioni manifestamente incompatibile con l'esercizio del suo mandato". Questa "mancanza" può riguardare il comportamento politico del Presidente, ma anche quello privato, a condizione che le sue azioni abbiano minato la dignità del suo ufficio. In concreto, tutto inizia con una proposta di risoluzione motivata, presentata da almeno 58 deputati o 35 senatori. Dopo essere stata giudicata ricevibile dalla Commissione legislativa, la proposta deve essere adottata a maggioranza di due terzi dell'Assemblea nazionale e del Senato. Se entrambe le Camere sono d'accordo, l'Alta Corte del Parlamento deve votare entro un mese con una maggioranza di due terzi sull'impeachment. Con il 'sì' l'impeachment è immediato. Resta aperta la questione bilancio. Il bilancio 2026 deve essere votato entro il 31 dicembre ma i governi dimissionari non hanno il diritto di presentare testi con una forte portata politica. Spetterà quindi al prossimo governo presentare un nuovo disegno di legge finanziaria (PLF) al Parlamento. Per rispettare i termini legali per l'esame da parte del Parlamento e del Consiglio costituzionale, questo testo deve essere presentato entro e non oltre lunedì 13 ottobre, ha avvertito il ministro dimissionario dei conti pubblici, Amélie de Montchalin. "Ma la scadenza non può essere rispettata", fa notare il professore di diritto pubblico Paul Cassia citato da 'Le Monde'. Supponendo che un nuovo primo ministro venga nominato rapidamente, ci vorranno diversi giorni, o addirittura settimane, per rielaborare una copia del bilancio.  Tuttavia, la Legge organica sulle leggi finanziarie offre soluzioni per affrontare questa situazione. Il governo attuale o prossimo potrebbero proporre ai parlamentari un voto separato sulla parte "entrate" del PLF, che consentirebbe allo Stato di riscuotere le tasse e di avere i mezzi finanziari per operare. Un'altra soluzione è quella di presentare un progetto di "legge speciale" all'Assemblea nazionale, per prorogare provvisoriamente il bilancio precedente fino a quando il disegno di legge di bilancio 2026 non sarà votato – come è stato fatto per il bilancio 2025. Questa legge autorizzerebbe lo Stato a continuare a riscuotere le imposte esistenti e, per decreto, a sostenere le spese necessarie per il funzionamento dei servizi pubblici. 
—internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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