(Adnkronos) – È dedicato ai cambiamenti nella professione dell’infermiere nelle strutture psichiatriche il convegno organizzato per il 7 maggio al Centro S. Ambrogio Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio, dal titolo 'La centralità dell’infermiere nelle comunità di riabilitazione psichiatrica: competenze specifiche all’interno dell’equipe multidisciplinare. L'evento ha il patrocinio di Università Vita salute San Raffaele, Milano e della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche. A tale proposito, parteciperà, tra gli altri, la presidente di Fnopi, Barbara Mangiacavalli. Dal 2020 esiste una grave emergenza infermieri. Ce ne sono pochi e non è sempre facile reperire all’estero operatori qualificati. In particolare in psichiatria, dove, il lavoro si basa moltissimo sulla comunicazione e sulla relazione. "La barriera linguistica è un ostacolo importante – spiega Gabriele Ferro, responsabile dell'ufficio infermieristico del Centro S. Ambrogio Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio – in quanto all'infermiere di una comunità psichiatrica, più ancora che a chi opera in un ospedale, è richiesta la abilità di entrare in empatia con l'ospite e di lavorare in sinergia con gli altri operatori. La formazione d'aula universitaria di base non fornisce abilità così specifiche che devono essere apprese e sviluppate attraverso i tirocini". Oltre ad analizzare le peculiarità dell’assistenza infermieristica nei contesti extra ospedalieri, in particolar modo quello delle comunità di Riabilitazione psichiatrica, l’incontro getterà lo sguardo sul futuro della professione, passando attraverso il ruolo svolto dal corso di laurea e dei tirocini professionalizzanti per giungere alla gestione del paziente psichiatrico all’interno delle comunità riabilitative. "L'importanza di queste strutture – aggiunge Ferro – è legata alla particolarità della patologia: una persona che ha necessità di riabilitazione e sostegno nelle capacità quotidiane, dal prepararsi il pranzo a mantenersi in ordine, non può trovare questo supporto solo nell'assistente sociale o nel giudice tutelare, mentre in una comunità, attraverso l'equipe multidisciplinare che predispone una Piano terapeutico riabilitativo individuale, è nelle condizioni di poter recuperare/mantenere le proprio abilità, anche in assenza di un supporto famigliare". —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)