(Adnkronos) – "L'ennesimo decreto immaginato per fermare il soccorso in mare. Ci hanno provato tutti con mezzi e metodi differenti, ma l'obiettivo è sempre stato lo stesso: fermare le navi umanitarie". Veronica Alfonsi, portavoce di Open Arms Italia, commenta così con l'Adnkronos la bozza del decreto immigrazione approvato ieri dal Cdm e contenente le nuove regole di condotta per le navi della flotta civile che effettuano salvataggi in mare. Una stretta annunciata dal Viminale già nelle scorse settimane e di fatto in parte attuata con l'assegnazione rapida del Pos. Porti, però, sempre più lontani dalla zona Sar. Nella bozza elaborata dal Governo si ribadisce l'obbligo per le navi umanitarie di chiedere, "nell’immediatezza dell’evento, l’assegnazione del porto di sbarco" che deve essere "raggiunto senza ritardo". Un solo soccorso, dunque. Ancora il provvedimento prevede che "il transito e la sosta di navi nel mare territoriale sono comunque garantiti ai soli fini di assicurare il soccorso e l’assistenza a terra delle persone prese a bordo a tutela della loro incolumità". Le violazioni sono punite con sanzioni amministrative, fino ad arrivare a sequestri e confische. "Se l'obiettivo è fermare la flotta civile – ragiona Alfonsi – la domanda vera che tutti dovrebbero porsi è: perché? Sappiamo che le persone arrivano sulle coste italiane prevalentemente con mezzi autonomi, dunque questa guerra scatenata contro la società civile europea che soccorre in mare non dipende da questo. Ma allora da cosa? Il punto probabilmente è che la flotta civile rappresenta un problema che va ben oltre le operazioni di soccorso che opera. E' la testimone inconfutabile delle violazioni dei diritti quotidiane e reiterate che l’Europa compie in accordo con Stati illiberali, con dittature, con regimi, ai quali peraltro continua a dare un mucchio di soldi pubblici. Il vero problema è questo". Insomma, alla base della 'stretta' contro le ong per la portavoce di Open Arms Italia, c'è il ruolo di 'testimone' delle ong nel Mediterraneo centrale. "Siamo stati e continuiamo a essere un piccolo baluardo a difesa dei principi liberali su cui si basano le democrazie europee che non permetterebbero le violazioni a cui assistiamo – dice -. Con il nuovo decreto si arriva a imporre il numero di soccorsi possibili, si teorizza che il soccorso può essere solo uno. E gli altri? E se ci sono altre imbarcazioni in difficoltà si lasciano morire le persone a bordo? Donne, bambini, ragazzini minorenni?". E poi c'è la nuova pratica con l'assegnazione di porti sempre più distanti. "Ravenna, Livorno, La Spezia: quattro giorni di navigazione per togliere le navi umanitarie di mezzo. E nel frattempo in mare chi soccorre?". Le nuove regole, però, non spaventano le ong. "Noi non ci fermeremo, come del resto non abbiamo mai fatto – assicura Alfonsi -. Esistono leggi internazionali che regolano la nostra attività e che per fortuna difendono ancora i diritti e la vita di ogni essere umano. Ci richiameremo a quelle, almeno finché non decideranno di sospendere anche le Convenzioni nate per costruire un’Europa libera e democratica dopo la Seconda Guerra Mondiale". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)