(Adnkronos) –
Ultime ore del viaggio del Papa in Libano. Prevost ha visitato l'ospedale psichiatrico de la Croix, poi il porto di Beirut dove cinque anni fa un'esplosione causò 220 morti, e infine si è trasferito al Beirut Waterfront in auto blindata per la celebrazione della messa. L'omelia sarà l’ultimo atto prima del ritorno a Roma, a conclusione del suo primo viaggio apostolico. La prima tappa della giornata è stata la Congregazione delle Suore Francescane della Croce a Jal ed Dib, per la visita agli operatori e assistiti dell’Ospedale de la Croix. Al suo arrivo, all’ingresso principale della residenza della Congregazione, il Papa è stato accolto dalla Madre Superiora della Congregazione delle Suore Francescane della Croce del Libano, dalla Superiora del Convento e dalla Direttrice dell’Ospedale, che lo hanno accompagnato al teatro della struttura. "Sono contento di incontrarvi, era un mio desiderio, perché qui abita Gesù: sia in voi ammalati, sia in voi che ne avete cura, le suore, i medici e tutti gli operatori sanitari e il personale. Vorrei anzitutto salutarvi con affetto e assicurarvi che siete nel mio cuore e nelle mie preghiere", ha detto il Papa nella visita agli assistiti e agli operatori dell’ospedale psichiatrico de La Croix. Leone XIV ha salutato "con tanta gratitudine il personale dell'Ospedale. La vostra presenza competente e premurosa e la cura degli ammalati sono un segno tangibile dell’amore compassionevole di Cristo. Siete come il buon samaritano, che si ferma presso chi è ferito e se ne prende cura per sollevarlo e guarirlo. A volte può sopraggiungere la stanchezza o lo scoraggiamento, soprattutto per le condizioni non sempre favorevoli in cui vi trovate a lavorare; vi incoraggio a non perdere la gioia di questa missione e, nonostante qualche difficoltà, vi invito ad avere sempre davanti a voi il bene che avete possibilità di realizzare. È una grande opera agli occhi di Dio!". “Quanto si vive in questo luogo – ha detto Prevost – è un monito per tutti, per la vostra terra ma anche per l’intera umanità: non possiamo dimenticarci dei più fragili, non possiamo immaginare una società che corre a tutta velocità aggrappandosi ai falsi miti del benessere, ignorando tante situazioni di povertà e di fragilità. In particolare noi cristiani, che siamo la Chiesa del Signore Gesù, siamo chiamati a prenderci cura dei poveri: il Vangelo stesso ce lo chiede e – non dimentichiamolo – il grido dei poveri che attraversa anche la Scrittura ci interpella. A voi, cari fratelli e sorelle segnati dalla malattia, vorrei solo ricordare che siete nel cuore di Dio nostro Padre. Egli vi porta sul palmo delle sue mani, vi accompagna con amore, vi offre la sua tenerezza attraverso le mani e i sorrisi di chi si prende cura della vostra vita. A ciascuno di voi oggi il Signore ripete: ti amo, ti voglio bene, sei mio figlio! Non dimenticatelo mai! Grazie a tutti”. Al termine della visita all’ospedale psichiatrico libanese, il Papa si è recato al porto di Beirut per pregare silenziosamente nel luogo dove cinque anni fa ci fu una esplosione che causò 220 morti, settemila feriti e danni notevoli. Accompagnato dal primo ministro libanese, Leone ha incontrato i parenti delle vittime e alcuni sopravvissuti. Lasciato il porto di Beirut, il Papa si è trasferito al Beirut Waterfront in auto blindata per la celebrazione della messa. Il Papa compie quindi un giro in papamobile tra i fedeli. Dopo il saluto di benvenuto del Patriarca di Antiochia dei Greco‐Melchiti e le Letture della Sacra Scrittura, Leone pronuncerà la sua omelia. La messa sarà l’ultimo atto prima del ritorno del Papa a Roma.
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