(Adnkronos) –
L'identikit del truffatore è vario, quanto – sorprendentemente – quello delle vittime, anziane ma non sempre ingenue e non di rado con un passato professionale importante e una conoscenza solida della società. Eppure si è tutti potenziali prede per spietati truffatori che fanno leva sul lato emotivo, inventando sempre nuove strategie per aggirare le precauzioni adottate grazie a campagne di informazione e prevenzione sempre più frequenti. Il maggiore Sergio Vaira, comandante della Compagnia carabinieri Vomero, a Napoli, racconta all'Adnkronos l'evoluzione delle truffe agli anziani e le tecniche di difesa da adottare. Anche per i parenti più prossimi, che possano essere un ulteriore aiuto per le vittime. "I truffatori possono essere giovanissimi, spesso chiamati a impersonare il nipote di turno coinvolto nell'incidente stradale, oppure signori più distinti e avanti con gli anni che di volta in volta vestono i panni del direttore di banca, dell'impiegato dell'ufficio postale, dell'avvocato o rappresentante di istituzioni – spiega il maggiore Vaira – Hanno spesso precedenti specifici alle spalle. Si dividono i compiti, tra telefonisti che agganciano la preda dagli elenchi telefonici online e attori che saranno poi chiamati ad entrare in scena per ritirare il bottino. Spesso possono essere anche a distanza di centinaia di chilometri uno dall'altro. Perché tanti sono i truffatori in trasferta. In molte occasioni, registriamo una attenzione particolare su un'area specifica con lo stesso prefisso. I telefonisti, che chiamano su una linea fissa, poi, si fanno dare anche un numero di cellulare con la scusa di farlo chiamare dal carabiniere o dall'avvocato 'X' invitandolo però a restare al telefono fisso isolando la vittima, che non ha possibilità di chiedere aiuto a terzi. Per questo consigliamo sempre di chiudere la chiamata, contattare il figlio o nipote che ha fatto l'incidente o ordinato il pacco da ritirare, per accertarsi direttamente con quello della realtà dei fatti. Per carpire la fiducia, sottomano i telefonisti hanno poi un blocco d'appunti dove annotano tutte le informazioni che accidentalmente le vittime danno e che i truffatori si rivendono come informazione nota per agganciare la vittima".
Continue le campagne e le notizie sul fenomeno che persiste, a fronte però delle altrettante segnalazioni da parte di potenziali vittime che riconoscono il tentativo di truffa in atto e interrompono la chiamata. Questo a dimostrazione della consapevolezza che sta crescendo nei cittadini. E qui la 'controffensiva' dei truffatori: "Succede che nel momento in cui la vittima mangia la foglia e attacca il telefono, l'interlocutore dall'altro capo della cornetta resta in linea di fatto bloccandole la possibilità di fare una nuova chiamata per accertarsi di esser stata contattata effettivamente dalla banca, dalla caserma o dal commissariato. Quando infatti interrompe la chiamata sospetta e attacca la cornetta, se l'altro non ha agganciato a sua volta, dall'altro capo del filo troverà a rispondergli sempre lo stesso con il quale stava parlando e che gli confermerà la bontà della chiamata precedente, dissolvendo i suoi sospetti". Non solo. Altra nuovissima e temutissima tecnica messa in campo dai truffatori per esser sempre più credibili è quella dello 'spoofing', attraverso il quale è possibile personalizzare più facilmente un numero di telefono e creare un Id chiamante ad hoc per ingannare la fiducia di chi risponde e avviare una truffa telefonica. "Ad esempio – spiega il maggiore Vaira – è possibile riprodurre sui dispositivi cellulari o fissi delle persone che chiamano un numero di telefono associato a un comando di Polizia o Arma. Quando la persona un po' più scettica, interrompe la chiamata e verifica il numero su un motore di ricerca, effettivamente l'utenza coincide, sebbene quella chiamata non parta da lì. Per questo noi invitiamo sempre i cittadini a interrompere la chiamata e comunque a chiamare quel comando di Polizia o di carabinieri per accertarsi che effettivamente siano stati cercati". "Quando facciamo gli incontri con gli anziani, per informarli sulle truffe, coinvolgiamo anche i più giovani – aggiunge il comandante della Compagnia carabinieri Vomero – perché sono quelli che possono rendersi conto di qualcosa che non va e intervenire. Importante poi, in realtà condominiali dove è presente, la figura del portiere, perché quando si rende conto che l'inquilino anziano che di solito non esce, scende di casa per consegnare una busta con i preziosi o magari è scosso, segnala a noi la situazione sospetta. Una delle truffe che stiamo registrando ultimamente è quella del dipendente della banca presso la quale la vittima ha un conto corrente che, resosi conto di una truffa in atto o di una fuga di dati, chiede di trasferire la somma di 40mila euro su un conto corrente sicuro di cui indicano le coordinate". Un fenomeno grande, eppure difficile da stimare con esattezza. "E' il motivo per il quale invitiamo sempre a denunciare, anche i tentativi di truffa – dice – perché solo così possiamo avere un quadro chiaro e una mappatura, rendendoci conto di quali sono le aree dove è più frequente il tentativo di truffa o di quali sono le fasce orarie. Ad esempio, ci siamo resi conto che spesso le truffe vengono messe a segno nel lasso di tempo in cui il portiere è in pausa pranzo, dalle 13 alle 15,30, oppure nei fine settimana, quando i figli non sono facilmente raggiungibili perché fuori. La denuncia ci può aiutare a capire quali sono i metodi più usati, sensibilizziamo anche spesso i direttori degli istituti di credito delle realtà più abbienti ad approfondire quando si presenta un anziano per mobilitare importanti somme di denaro". (di Silvia Mancinelli) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)