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Tumori, nel 2022 in Italia +14mila casi in 2 anni: allarme stili vita scorretti

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19 Dicembre 2022
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Tumori, nel 2022 in Italia +14mila casi in 2 anni: allarme stili vita scorretti
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(Adnkronos) –
In Italia nel 2022 sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro, 205mila negli uomini e 185mila nelle donne. Nel 2020 erano 376.600. In 2 anni l’incremento è stato quindi di 14.100 casi. Il tumore più frequentemente diagnosticato quest’anno è il carcinoma della mammella (55.700 casi). Lo rileva il 12esimo censimento ‘I numeri del cancro in Italia nel 2022’ dell’Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica, presentato oggi al ministero della Salute con l’intervento del ministro Orazio Schillaci.  

Il carcinoma della mammella è seguito dai tumori a colon-retto (48.100 casi quest’anno, +1,5% negli uomini e +1,6% nelle donne), polmone (43.900, +1,6% negli uomini e +3,6% nelle donne), prostata (40.500, +1,5%) e vescica (29.200, +1,7% negli uomini e +1,0% nelle donne), si legge nel volume, un censimento ufficiale curato oltre che dall’Aiom da Airtum (Associazione italiana registri tumori), Fondazione Aiom, Ons (Osservatorio nazionale screening), Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), Passi d’argento e Siapec-Iap (Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica). 

“L’aumento a 390.700 del numero assoluto dei casi nel 2022 pone interrogativi per i quali attualmente non ci sono risposte esaurienti – afferma Saverio Cinieri, presidente Aiom – Queste stime per l’Italia per il 2022 sembrano indicare un aumento del numero assoluto dei tumori, in gran parte legato all’invecchiamento della popolazione, in apparente contrasto con l’andamento decrescente dei tassi di incidenza osservato se, ipoteticamente, si considera invariata l’età dei cittadini. Questi dati aggiornati invitano sempre di più a rafforzare le azioni per contrastare il ritardo diagnostico e per favorire la prevenzione secondaria e soprattutto primaria, agendo sul controllo dei fattori di rischio a partire dal fumo di tabacco, dall’obesità, dalla sedentarietà, dall’abuso di alcol e dalla necessità di favorire le vaccinazioni contro le infezioni note per causare il cancro, come quella contro l’Hpv”. 

Come emerge dall’indagine che ha coinvolto 10 anatomie patologiche per i tumori della mammella e 12 per il colon-retto, il numero di carcinomi della mammella operati nel 2020 è risultato inferiore del 4,7% (-151 casi) rispetto al 2019, per poi risalire nel 2021 (+441 casi, +14,5%). Nel 2020, il numero di carcinomi del colon-retto operati è risultato inferiore del 10,8% (-238 casi) rispetto al 2019, mentre è cresciuto di 233 casi (+11,9%) nel 2021 rispetto al 2020.  

La pandemia di Covid-19 ha determinato nel 2020 un calo delle nuove diagnosi di cancro, legato in parte all’interruzione degli screening oncologici e al rallentamento delle attività diagnostiche, ma oggi si assiste alla ripresa dei casi di come in altri Paesi europei. Un trend che “rischia di peggiorare se non si pone un argine agli stili di vita scorretti: il 33% degli adulti è in sovrappeso e il 10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al 31% nel 2021”, è l’allarme lanciato dagli oncologi riuniti oggi a Roma al ministero della Salute. 

“I dati Passi sugli stili di vita confermano la non ottimale aderenza dei cittadini a uno stile di vita sano – afferma Maria Masocco, responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi d’argento, coordinati dall’Istituto superiore di sanità – Dall’analisi delle serie storiche dei fattori di rischio comportamentali, emerge che non ci sono stati grandi miglioramenti negli ultimi 15 anni e, ad eccezione dell’abitudine al fumo di sigaretta che continua la sua lenta riduzione da oltre un trentennio, il consumo di alcol a rischio, la sedentarietà e l’eccesso ponderale, complessivamente, peggiorano o restano stabili. Non solo. In piena pandemia, durante il biennio 2020-2021, questi trend hanno subito modifiche per lo più in senso peggiorativo. L’impatto della pandemia sugli stili di vita è più visibile nel 2020 e sembra, in parte, rientrare nel 2021. Ma gli sforzi per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione primaria non devono fermarsi”. 

“Questa edizione contiene l’aggiornamento al 2021 dell’indagine contenuta nella scorsa edizione sull’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 sugli interventi chirurgici dei tumori della mammella e del colon-retto – evidenzia Guido Mazzoleni, Azienda sanitaria di Bolzano, Registro tumori di Bolzano, Referente Siapec-Iap – I risultati aggiornati fanno emergere, in generale e per entrambi i tumori, un aumento dei casi operati nel 2021 rispetto al 2020 e un incremento della percentuale dei tumori pTis, cioè in stadio iniziale, nel 2021 rispetto agli anni precedenti, sia nella mammella che nel colon-retto, a conferma di una ripresa degli screening oncologici. Va inoltre segnalato un aumento in entrambe le neoplasie delle categorie N0 e N1a, verosimile indicatore di una presa in carico più precoce dei tumori diagnosticati”. 

Nel 2021 – si rileva nel volume – si osserva un ritorno ai dati prepandemici anche per quanto riguarda la copertura dei programmi di prevenzione secondaria. Per la mammografia il valore medio italiano, che nel 2020 si era attestato al 30%, nel 2021 ritorna in linea (46,3%) con i valori di copertura (cioè la proporzione di donne che hanno effettuato la mammografia sul totale della popolazione avente diritto) del periodo 2018-2019. Per lo screening colorettale (ricerca del sangue occulto nelle feci) il valore complessivo si attestava intorno al 30%, per ridursi al 17% nel 2020 e risalire al 30% nel 2021. Lo screening cervicale presentava valori prepandemici intorno al 38-39%, un calo al 23% nel 2020 e un livello di copertura del 35% nel 2021.  

“Questi dati ci consegnano un Paese a due, se non a tre velocità, ma anche con notevoli capacità di rispondere alle emergenze – rimarca Paola Mantellini, direttrice Ons – La maggior parte delle attività di screening non è stata ferma durante la pandemia, ma Covid-19 ha messo in risalto ancora di più le fragilità di questi programmi, già evidenti in epoca prepandemica. L’obiettivo non è recuperare i ritardi indotti dall’emergenza sanitaria, ma ottenere livelli di copertura ottimali che, in determinate aree del Paese e per alcuni programmi, non si sono raggiunti nemmeno prima della pandemia. Perché più i livelli di copertura saranno elevati, maggiore sarà la nostra capacità di diagnosticare la malattia in fase precoce. E’ infatti importante segnalae che, all’interno di ogni singola macro-area, ci sono Regioni con maggiore capacità di ripresa e altre in evidente difficoltà anche nel 2021”. 

 

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