(Adnkronos) – "Qui è tornata la paura. Kiev si è ripopolata ma c'è un silenzio spettrale, assordante, persino sui mezzi pubblici". Danny Castiglione, capomissione di Mediterranea Saving Humans, per la sesta volta dall'inizio della guerra è tornato in Ucraina. Insieme a lui volontari e attivisti dell'ong che dallo scorso agosto assicurano una presenza costante tra la popolazione fiaccata dal conflitto. Nelle città sotto attacco portano medicinali, viveri, coperte e tutto ciò che serve. "Siamo in otto, tre sanitari e cinque volontari, siamo arrivati lo scorso 19 dicembre – racconta all'Adnkronos -. Ci siamo fermati prima a Leopoli per lasciare una parte del carico di aiuti. Coperte soprattutto". Un piccolo aiuto per proteggersi dal rigido inverno ucraino. "Lunedì c'erano -18 gradi, ma il riscaldamento non c'è. Le città sono al buio quasi 12 ore al giorno", spiega il capomissione. Dopo essersi spostati verso nord, al confine bielorusso, per portare dei generatori, stamani sono arrivati a Kiev. "Abbiamo consegnato una tonnellata e mezzo di aiuti tra medicine, cibo in scatola e prodotti per l'igiene a 'Insight', un'associazione transfemminista impegnata, prima della guerra, nella difesa dei diritti civili della comunità Lgbtqia+ e, adesso, pure nella distribuzione di pacchi alla popolazione oltre la linea del fronte, anche in Donbass". Nella capitale dell'Ucraina la normalità è solo apparente. "Il primo allarme antiaereo è scattato intorno a mezzogiorno ed è durato più di tre ore – racconta Danny che insieme agli altri si è rifugiato nel tunnel della metropolitana -. C'è stata un'apparenza di tranquillità per un quarto d'ora, poi le sirene sono tornate a suonare. La città da ieri ha quartieri senza acqua, la corrente manca praticamente ovunque, il riscaldamento non funziona e le temperature sono rigidissime". Per Danny è la sesta missione in Ucraina. "La situazione è cambiata, Kiev si è ripopolata ma di una popolazione silenziosa. Una finta normalità. C'è molta tensione e paura, la città sembra essere ripiombata a marzo, quasi alle prime settimane di guerra. In molti ci avevano sconsigliato di venire qui. La guerra non è mai finita ma l'attenzione dei media è diminuita". E con i riflettori sempre più spenti si sono ridotti anche gli aiuti umanitari. "Nei campi organizzati abbiamo trovato quasi magazzini vuoti. I padri salesiani con cui collaboriamo ci hanno detto che non arriva quasi più nulla". Cucine all'aperto e container pensati per una situazione emergenziale estiva si rivelano adesso assolutamente inadeguati. "Quello che abbiamo portato basterà per 10-15 giorni – ammette Danny -. Gli aiuti scarseggiano, si fa fatica a raccogliere in Italia. Perché la guerra è scivolata in fondo alle scalette dei tg, si parla di geopolitica, dell'aspetto militare ma non dei morti tra i civili. Solo nell'ultima settimana qui a Kiev i russi hanno provato a colpire con 70-80 droni. La situazione non è affato tranquilla per la gente. Qui come in qualsiasi altra parte del mondo continuano a morire gli ultimi, i più fragili. E' compito di tutti noi non abbandonarli, in Ucraina, nel mar Mediterraneo come in qualsiasi altra parte del mondo". Ogni mese Mediterranea Saving Humans assicura una missione di rifornimento di medicine e beni di prima necessità curata dai volontari di Med. "Siamo una presenza costante", dice Danny, che in Italia tornerà alla vigilia di Natale. "Il 4 gennaio qui arriverà una nuova missione. Non li abbandoniamo. Mai". (di Rossana Lo Castro) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)