(Adnkronos) – Una richiesta di apertura di pratica a tutela dei magistrati del Tribunale per i minorenni dell'Aquila, a seguito delle dichiarazioni di esponenti politici sul recente provvedimento di allontanamento di tre minori della famiglia che vive nel bosco nel Chietino, è stata presentata al Comitato di Presidenza del Csm. La richiesta è stata sottoscritta da tutti i consiglieri togati di Palazzo Bachelet, con l'eccezione di Bernadette Nicotra di Magistratura Indipendente, e dai consiglieri laici Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli. Nel documento si richiama la complessità e la gravosità delle decisioni di protezione dei minori, assunte sulla base di atti e valutazioni tecniche e con finalità esclusivamente di tutela. I consiglieri segnalano i rischi di una strumentalizzazione del caso nel dibattito politico e referendario sulla giustizia. "Il provvedimento in questione, di natura provvisoria, è stato assunto – si spiega nella richiesta di apertura pratica a tutela dei magistrati del tribunale per i minorenni dell'Aquila – nell'ambito di un procedimento nato su impulso della procura minorile, dopo il ricovero dei minori, e all'esito di un'istruttoria durata 13 mesi fondata su relazioni dei servizi sociali e delle forze dell'ordine, su accertamenti tecnici relativi alle condizioni abitative, sulle informazioni sanitarie e sulle complessive condizioni di vita e di relazione dei minori interessati e solo dopo aver reiteratamente cercato di istaurare con i genitori un percorso di socializzazione e sanitario. Esso rientra, dunque, nell'esercizio delle funzioni attribuite dalla legge alla giustizia minorile tipiche attribuzioni dell'autorità giudiziaria minorile e persegue esclusivamente finalità di protezione dei bambini coinvolti". "A fronte di ciò, alcune dichiarazioni pubbliche hanno definito la decisione come un 'sequestro' di minori, l'hanno qualificata con espressioni fortemente denigratorie e hanno annunciato iniziative ispettive e interlocuzioni dirette con i giudici investiti del procedimento. Tali affermazioni provenienti anche da rappresentanti di pubbliche Istituzioni trascendono – sottolineano i consiglieri – la legittima critica a un atto giudiziario e finiscono per colpire direttamente l'operato dei magistrati del Tribunale per i minorenni, esponendoli a una indebita pressione anche mediatica. In particolare, da alcune dichiarazioni appare del tutto ignorata la natura delle decisioni di protezione dei minori, che spesso incidono in modo doloroso sulla vita delle famiglie e sono gravose anche per i magistrati chiamati ad assumerle". "La giurisdizione, soprattutto in ambito minorile, opera in un quadro di legge complesso, sulla base di atti e di elementi tecnici, componendo interessi tutti meritevoli di rispetto: la libertà delle scelte educative dei genitori, il diritto dei bambini alla sicurezza, alla salute, alla socialità e alla riservatezza. La semplificazione di tale complessità in formule polemiche, che presentano l'intervento giudiziario come un sequestro o una violenza di Stato, finisce per minare la fiducia nella magistratura ed esonda in un'inaccettabile delegittimazione personale dei giudici titolari del procedimento (che hanno poi un immediato riflesso in gravi e scomposti attacchi attraverso i social, circostanza ormai quasi ricorrente: si pensi anche alle vicende che hanno recentemente riguardato il Tribunale dei Minorenni di Roma). Preoccupa, inoltre, che questa vicenda venga evocata in connessione con la prossima consultazione referendaria in materia di giustizia, che nulla ha a che fare con il caso in esame. Dovrebbe essere interesse di tutti, istituzioni politiche e istituzioni di garanzia, che il confronto sui referendum si sviluppi sul terreno delle opzioni normative e delle ragioni di merito, senza piegare a fini di propaganda casi concreti che riguardano minori e che sono ancora oggetto di valutazione giudiziaria", si legge nella richiesta.
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