Enrico Letta spinge per nominare due donne capigruppo del Pd, ma al Senato trova la resistenza di Andrea Marcucci. Il nodo non è stato ancora sciolto, anche se il nuovo segretario del Partito Democratico si è detto “ottimista” sul fatto che si possa arrivare all’elezione giovedì, come riferito da fonti del Nazareno dopo le assemblee dei gruppi di Camera e Senato e dopo i diversi colloqui di oggi, “franchi e per questo molto costruttivi”. Domani Marcucci “farà tutte le valutazioni del caso per verificare se ci sono le condizioni di una sua ricandidatura”, si apprende da fonti parlamentari dem. E lo stesso Marcucci ha confermato in serata che si prenderà “24 ore per decidere cosa fare”.
“Se condividiamo questa ambizione di giocare una simile partita in Europa non possiamo accettare di avere tutti uomini ai nostri vertici. In Europa la questione di genere è cruciale. La diversità rende più credibili, moderne, innovative le classi dirigenti”, è il ragionamento fatto da Letta all’Assemblea dei deputati del Pd questa mattina. “Qualunque scelta farà sulla donna da eleggere sarà per me la migliore, perché il rispetto dell’autonomia del gruppo è per me fondamentale”, ha aggiunto il leader del Partito Democratico, che ha chiesto a Graziano Delrio di “farsi carico di questo lavoro di ascolto e di individuazione delle soluzioni per poi arrivare a votare nell’arco di pochi giorni”.
“La sfida di Enrico Letta e del Partito Democratico per la parità di genere è la mia sfida. Per questo mi faccio da parte per una soluzione che porti una donna alla guida dei Deputati PD. Decideremo insieme per il bene di una grande comunità politica”, è stata la risposta positiva di Delrio.
Nessun veto ma al momento nemmeno un sì, invece, da parte di Marcucci: “Si dice che chi ha il compito di prendere delle decisioni si senta spesso solo. Io devo essere un uomo particolarmente fortunato, perché in questi tre anni ne ho prese tante ma non mi sono mai sentito solo, non l’ho mai fatto da solo. E anche questa scelta, che tu ci chiedi, la faremo come le altre, tutti insieme, rivendicando la nostra autonomia, rispettando le regole ed accogliendo tutti i consigli ma rigettando anche le imposizioni strumentali”, ha scritto il capogruppo del Pd a palazzo Madama in una lettera al segretario.
“Voglio dire, caro segretario, che in questo gruppo parlamentare crediamo che la questione dell’alternanza di genere sia fondamentale per il nostro partito. Crediamo anche che oltre gli atti simbolici, che pur a volte sono necessari, serva allargare il campo alle prossime elezioni amministrative, si vota in 8 importanti città, ai tanti luoghi dove un Pd declinato troppo al maschile, esercita funzioni di governo, e non ultimo nella cariche apicali del partito, dove per troppi anni le donne non sono state protagoniste”, ha rimarcato Marcucci.
L’obiettivo è quello di non andare oltre la prossima settimana per trovare “una soluzione ampia, unitaria e rapida”, si sottolinea al gruppo dem della Camera. La questione, però, resta legata a quella del capogruppo al Senato. I nomi in corsa a Montecitorio restano sempre gli stessi (Serracchiani, Rotta, De Micheli, Madia). Già ieri, però, era stato posto il problema di chi guida una commissione, che dovrebbe dimettersi con il rischio che il Pd perda una posizione. Ma sarà fondamentale capire chi guiderà il gruppo di palazzo Madama: se resterà a una esponente di Base riformista (Malpezzi o Bini, tra le altre), a Montecitorio certo non sarà così.
Letta ha incontrato Marcucci prima della riunione dei senatori dem. “La sincerità deve marcare i nostri rapporti. Sincerità totale, verità totale: dal confronto tra noi capirò se c’è un confronto vero o finto”, ha poi detto il segretario del partito all’assemblea. “Un partito come il nostro, organizzato con vertici tutti uomini, semplicemente in Europa non ha cittadinanza -ha aggiunto-. Un uomo segretario, due capogruppo maschi, 3 ministri maschi nel governo, 5 presidenti di regione maschi: questa è la nostra prima fila. È irricevibile”.
Da qui, l’appello: “Vi chiedo di aiutarmi. So che chiedo un sacrificio gravoso a Marcucci e Delrio. Chiedo ad Andrea generosità, anche nel gestire con voi questo passaggio. Evitiamo di stare settimane sui giornali su questi temi interni. Io guardo solo alla mia coscienza e responsabilità. Sento un dovere storico. Non è immaginabile che dopo la pandemia, che ha portato in primo piano i valori di fraternità e lotta alle disuguaglianze, il paese ne esca a destra, per nostre mancanze”.
“Convoco l’assemblea giovedì mattina alle ore 9 per eleggere il nuovo capogruppo. Io rifletterò in queste ore su cosa dovrò fare”, si è limitato a dire Marcucci. “Sono felice che il tema parità di genere sia emerso ma si sono fatti diversi errori. Io sono orgoglioso che la nostra proposta contro il femminicidio sia stata accolta, e oggi la presidente della commissione di Valeria Valente. Sulla tua proposta di cambiare capigruppo -ha evidenziato Marcucci rivolgendosi a Letta-, temo che purtroppo sia troppo generica. Io voglio coerenza, bisogna interrompere la tradizione di avere segretari sempre uomini”.
In serata, poi, Marcucci ha spiegato su Facebook: “Voglio comunicarvi il senso delle cose che ho detto, partendo dalla fine. Ovvero che dopodomani, giovedì dalle ore 9, la stessa assemblea si riunirà per votare il proprio capogruppo. Io mi prenderò 24 ore per decidere cosa fare, e lo farò come sempre ho fatto in questi anni, parlando con i miei colleghi ed anche questa volta deciderò con loro, non deciderò da solo”.
“Ho letto le centinaia di messaggi che da un po’ di tempo molti di voi scrivono su questa pagina, alcuni anche con toni violenti o ingiurie non accettabili. E allora una volta per tutte, vi invito alla riflessione -ha proseguito-. Io sono un militante del Pd, sono un socio fondatore, e mi sono formato sui capisaldi della cultura politica liberale. Lo ripeto liberale, perché non me ne vergogno, anzi ne sono orgoglioso. A chi non se ne fa una ragione, ricordo solo che il Pd è nato dall’incontro tra tante culture: ci sono i socialisti, i cattolici, i laici, gli ecologisti, non c’è una cultura politica prevalente sulle altre. Io sono a casa mia, altri non lo so”.
“La seconda -ha aggiunto- è che sono stato un convinto sostenitore di Matteo Renzi, probabilmente come la maggior parte dei militanti del Pd, ma ho considerato la sua scissione un gravissimo errore. Scrivete che sono un ‘corpo estraneo’ perché mi considero amico di Matteo Renzi? Il problema è quindi l’amicizia personale? Suvvia, siamo seri. Se il Pd in Senato ha ancora un gruppo di 36 senatori, credo che un po’ sia anche merito mio. Ho contribuito alle dimissioni di Zingaretti? In nessun modo, anche perché come dissi a caldo, sono tra coloro che non le ha capite. Ma credo, credo fortemente, in un partito libero, che discute, litiga, si confronta, e si conta. Siamo gli unici a farlo, ed io ripeto, ne sono orgoglioso. Volete un partito del capo, dove non si discutono le decisioni del capo? Il Partito Democratico non sarà mai così. Domani sera comunque, sarò puntuale con l’aggiornamento che vi spetta, e tornerò a scrivere circa le mie decisioni”.