Non c’è più tempo!
La pandemia da corona virus continua ad allargare il suo raggio di azione fino a raggiungere gli Stati Uniti fin ora quasi indenni e la Gran Bretagna. Due stati simbolo della resistenza al passaggio del covid19 ma che contano già centinaia di migliaia di casi in poco tempo.
Gli Stati Uniti hanno fatto fin ora registrare il più alto numero di decessi in una sola giornata circa 2200 con centinaia di migliaia di nuovi casi ogni giorno. La Gran Bretagna nella figura eccellente del suo primo ministro Boris Johnson, come nome eccellente tra i contagi, porta a oltre 70mila il numero dei contagiati.
Questi numeri così elevati dimostrano che bisogna trovare immediatamente una cura efficace per arrestare l’ avanzata e far si che in futuro non si ripresenti una tal pandemia.
Ricercatori di tutto il mondo stanno correndo a tutto gas nei libri di medicina e scienze varie per cercare di mettere a punto quanto prima il vaccino anti covid19.
Tra tutti gli studi fatti e circa i 20 probabili vaccini al varo di sperimentazioni e della comunità scientifica internazionale, spiccano quello del Galilee Reaserch Institute (Migal) di Israele che ha l’ ambizioso obiettivo di un vaccino pronto per essere usato sull’ uomo entro 90 giorni e quello dello studioso italiano Andrea Gambotto della University Of Pittsburgh School of Medicine.
Il gruppo Israeliano guidato da Chet Katz, propone una novità in termini di vaccini. Piuttosto che la classica iniezione sottocute propone di diffondere l’ antigene virale, cioè la proteina del virus che scatena la risposta immunitaria, attraverso le mucose interne. Queste, inglobando l’ antigene, stimolerebbero la formazione di anticorpi contro il virus.
Di diverso approccio il meccanismo vaccinale dello studioso Andrea Gambotto.
Grazie alla collaborazione con ingegneri biomedici italiani ha messo a punto un cerotto grande appena un centimetro, sulla cui superficie ci sono 400 microscopici aghi di zucchero legati alla proteina virale “spike” che innesca la risposta immunitaria.
A differenza del sistema israeliano, questo approccio propone di usare la pelle, organo maggiormente esposto ai fattori esterni e quindi che per primo potrebbe segnalare l’ intruso, come più grande fonte di stimolazione della risposta immunitaria.
Per quanto gli studi mostrino già risultati positivi sulle sperimentazioni in vitro, il grande passo fanno sapere da Pittsburg, è quello di verificare se gli anticorpi prodotti da topi vaccinati, riescono ad agire su cellule umane infettate dal corona virus.
A quanto pare potremmo essere vicini alla soluzione.
I ricercatori, promettono inoltre di fare quanto in loro potere per accorciare quanto più i tempi tecnici per l’ immissione in commercio.